Cina/ Ode a Starbucks.
January 30th, 2007
Non c’è niente da fare. Credo di essere l’unico italiano che quando entra in uno Starbucks si sente a casa sua. Oppure l’unico che in una giornata riesce a visitare 4 Starbucks diversi (ultima trasferta a New York). Quello fotografato sopra è nell’aeroporto di Pechino. Piccolo, ma il caffèlatte col ghiaccio e la panna è sempre il massimo (il mitico Frappuccino).
Rientrato da poco. Stanotte dormirò, nonostante il fuso sfavorevole. Ma la stanchezza accumulata in questi ultimi due giorni è incommensurabile. Per adesso non ho ricordi belli. L’odore, la gente, il clima, l’atmosfera, il cibo: niente mi è rimasto nel cuore. E, anzi, ho sentito la Cina molto lontana da quell’Occidente di cui faccio parte. Una Cina dove l’uomo medio non parla inglese (in taxi bisogna avere il biglietto da visita dell’hotel, perché quasi nessun autista capisce o parla l’inglese) e dove – sarò pure snob – mi è sembrato che ci fosse poca attenzione per le più basilari norme igieniche. Un consiglio: mai scattare una foto ai soldati in piazza Tienanmen. Si incazzano come iene.
Buona notte blog. (qui altre foto)
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