Interviste/ Melchionna riporta a Roma gli attori-prostitute.
March 6th, 2008
A novembre river-blog aveva recensito lo spettacolo “Dignità autonome di prostituzione”. Niente biglietto all’ingresso, ma una serie di ticket che venivano usati per pagare gli attori, considerati/trattati come prostitute. Ognuno di loro, riceveva il suo pubblico/cliente in una stanza. Un’opera coraggiosa, con corpi nudi e travestiti che intrattengono il pubblico, tra provocazioni e giochi sguardi, oltre che di parole. A volte ho avuto l’impressione di trovarmi in una centrifuga emotiva. Dietro a questa idea c’è Luciano Melchionna, regista di quel pugno nello stomaco che è stato “Gas“, e che è riuscito a coinvolgere nel progetto anche nomi come quello di Carolina Crescentini: un’attrice che non ha avuto problemi a passare dal cachet cinematografico a quello che il teatro riserva oggi ai suoi talenti. Per chi si fosse perso la prima edizione della piece, potrà tornare alla Fonderia delle Arti (Via Assisi 31), dove Dignità Autonome sarà in scena dall’8 marzo al 13 aprile (per info: 06 7842112 – associazionelaclessidra@gmail.com). River-blog ha intervisto il regista Melchionna.
Tornate a Roma, per fare un bis. Ve l’aspettavate?
Da quando è terminata la prima edizione – con una retata della buoncostume, ad onor di cronaca – non sono mai cessate le proteste per la chiusura del “bordello” e le richieste pressanti da parte di un nutrito numero di “clienti”. Non ci aspettavamo un successo di tali proporzioni e tanto immediato, così sapevamo che saremmo tornati ad “esercitare” appena pagato la cauzione…
Dietro a questo spettacolo, sembra anche esserci il messaggio che l’attore faccia una vita da prostituta. Aggiungo io: una prostituta spesso pagata male. Che difficoltà avete incontrato nel portare in scena questo spettacolo?
Lo spettacolo diretto da me ma pensato sempre da me insieme ad Elisabetta Cianchini nasce esattamente dall’esigenza di dare un luogo protetto, strappare dal marciapiede gli artisti che ormai son costretti comunque a prostituirsi per sopravvivere… dal punto di vista della burocrazia ne abbiamo trovate molte, devo dire, di difficoltà. Come ogni novità, spaventa e si scontra con un sistema che non tollera e non tutela davvero la volontà di fare, sembra averne paura, sembra solo schiacciare sotto i cavilli e le tasse ogni tentativo. Devo dire però che qua e là abbiamo trovato grandi disponibilità a risolvere,come in SIAE dove ci hanno trovato una soluzione legale e fattibile per attuare la “contrattazione” cliente/prostituto. Tanta fatica comunque ancora ora, nonostante il successo. Lo spazio che ci ospita è una scuola di musica e teatro ma non un vero e proprio teatro con tutte le conseguenze che potete immaginare. I produttori interessati cercano in realtà di lucrare e io non permetto assolutamente che un eventuale incasso arricchisca altri piuttosto che gli artisti per i quali abbiamo creato tutto questo. Preferisco continuare a sobbarcarci di tutte le immense spese produttive, pur di essere liberi e lavorare in armonia e professionale passione per ciò che facciamo.
Una critica che non vi sareste aspettati?
Il fatto che ci fossero troppi spettatori/clienti e che alcuni non fossero riusciti a veder ciò che volevano per la troppa fila. Un complimento, più che una critica.
La serata in cui ho assistito allo spettacolo, c’erano anche persone over 45: come definireste/descrivereste lo spettatore tipo?
La cosa straordinaria è che non esiste uno spettatore tipo di Dignità… abbiamo avuto pubblico di ogni età ed estrazione, soprattutto giovani e giovanissimi che han fatto file anche di tre ore e sotto la pioggia pur di entrare. Ma anche sessantenni tornati dalle sei alle otto volte: clienti abituali a iosa, insomma.
Tentativi di censura ce ne sono stati?
La nostra provocazione è bonaria – non servono le bombe, a mio avviso, è più efficace affidarsi ai piccoli gesti: sono contagiosi se funzionano, come i sorrisi o gli sbadigli rilassanti – e non si avvale di parolacce o oscenità di alcuna sorta. Noi vendiamo pezzetti d’arte, non i corpi e tanto meno l’anima che mostriamo però senza pudore. C’è stata qualche reazione razzista riguardante soprattutto i travestiti che giocano da noi sull’ambiguità ma piccole manifestazioni puerili e assolutamente scollate – a priori, sempre per paura – dal contesto reale.
Qualcuno tra il pubblico ha mai scambiato un attore/attrice per una prostituta vera, avventurandosi in proposte indecenti?
Assolutamente sì ma non ha trovato appigli di sorta. Come in ogni bordello, alcuni clienti si innamorano di una prostituta in particolare. Nessuna avance volgare, fiori semmai. Niente “borsettate”, dunque, e meno male perché non amiamo le armi.
Leave a Reply