Ramallah/Nel quartier generale dell'ANP. by you.

Aver avuto la possibilità – grazie ad un caro amico che lavora per una ONG, in Palestina – di poter entrare nel quartier generale dell’Autorità nazionale palestinese, non è qualcosa che capita spesso. Così come non capita sempre che ad una perquisizione, molto sommaria, sfugga una macchina fotografica – quella con la quale ho catturato questi scatti. Perquisizione che, a dire il vero, puntava solo a prelevare i cellulari: i militari, due omoni sui 30 anni, con un fucile grande quanto loro, si sono accontentati di quelli, senza chiedere altro. Mi aspettavo controlli più rigidi, ma forse  ciò dipende dal fatto che la mia visita è “informale”, tramite amici di amici, ecc. Non sono passato sotto a nessun metal detector. Dopo essere entrati, al piano terra, si sale un piano di scale. C’è un tizio ad una sorta di reception, l’ultimo (e vero) filtro prima delle stanze del leader Abu Mazen: passiamo, perché già sa che facciamo un mini-tour. A destra, porta chiusa, c’è l’ufficio di Abu Mazen. Ma la sorpresa, per me, arriva alla fine di un altro corridoio, sulla sinistra. Qui c’era l’ufficio di Arafat. Quello nel quale si è barricato, e da dove ha gestito l’assedio da parte dei soldati israeliani. Oggi è chiuso a chiave, e fuori, a ricordarlo, c’è una targa. Un addetto dell’Anp, che lavora in questa palazzina a due piani, in pietra chiara, mi spiega che nulla è stato cambiato, nella disposizione di mobili e cose. C’è persino la penna che usava per firmare i documenti. Gli suggerisco di usare quella stanza come museo, aperto al pubblico. Ma non mi rendo conto che ci sarebbero troppi problemi di sicurezza. E, infatti, la risposta è che “sarebbe bello, ma ragioni di sicurezza non ce lo consentono”. Le inferriate ai vetri (normalissimi, non anti-proiettile), sono molto soft. Due le foto che campeggiano sul tetto: una di Abu Mazen, l’altra di Arafat. Il monumento con la tomba di quest’ultimo è a meno di cento metri di distanza. Visito anche la stanza dove Abu Mazen riceve i capi di Stato e i suoi ospiti: due poltrone, e dietro due foto (la sua e quella di Arafat). Salutiamo, ci offrono anche un panino (con all’interno una quantità spropositata di spezie) e, in una busta di plastica bianca, alcune bibite (coca cola e sprite). Il mio amico mi suggerisce di non chiedere alcol, ma si è dimenticato che sono astemio.

Ramallah/Nel quartier generale dell'ANP. by you.

La tomba di Arafat, vista dal quartier generale.

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L’ingresso alla tomba e, sotto, la tomba vista da dietro.

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Foto di Abu Mazen.

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Il quartier generale da fuori.

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La stanza nella quale Abu Mazen incontra gli ospiti.

Ramallah/Nel quartier generale dell'ANP. by you.

12 Responses to “Ramallah/Nel quartier generale dell’ANP.”

  1. torrente Says:

    Riv ti avviso: questo è un O.T. grosso come una casa, quindi se non lo pubblichi è comprensibile….capisco, tranquillo.

    Poco più di un anno fa ho fatto amicizia con R. un amico vero, che a 46 anni sembra sorprendente trovare, si è pazientemente sorbito i miei svarioni da innmorato non corrisposto per il suo collega F,ha slancio e sensibilità,
    è un amico che mi fa ridere, ma che sa anche consolare, spronare, correggere…. ieri pomeriggio R. ha avuto un infarto, angioplastica, ora è in terapia intensiva.
    come potete immaginare, vista la mia situazione familiare non posso andare a trovarlo.
    sapete anche che non sono più cattolico, ma se qualcuono volesse nei suoi pensieri, rivolgerne uno buono anche a questo a voi emerito sconosciuto, lo aggiungerei ai miei e ve ne sarei grato dal profondo del cuore.

    Torrente.

  2. torrente Says:

    Grazie River, grazie.

  3. mary-lou Says:

    Torrente
    Non essere cattolico non significa aver perso la speranza ne avere il cuore di pietra. I miei pensieri sono per R. e per te.

    Mi posso collegare alla visita di River all’ANP con la tua storia?

    Appurato che io credo che volere è potere (ANP docet) perchè non puoi andare a trovare R.?
    E’ un problema troppo grande per te dover dire che vai a trovare un amico malato?
    tanto se è in TI non puoi entrare fisicamente, lo vedi da un vetro.
    Quindi non devi giustificarti in ospedale. ma con la tua famiglia hai davvero bisogno di nascondere una amicizia che è vera e reale e solida?
    Torrente, io ti sono affezionata ma davvero a volte mi chiedo quanto di te si stia perdendo vivendo in modo così blindato…
    Un amico che sta male è un amico che sta male. Non esistono impedimenti, se davvero vuoi andare a trovarlo.

  4. mary-lou Says:

    river

    sono colpita…queste foto mi hanno colpita. Io sono una simpazzante palestinese e non ne ho mai fatto mistero. Il mio pediatra ha contribuito a questa simpatia di sicuro, essendo lui un palestinese cristiano. Entrare nel cuore del quartier generale di un popolo che non ha nulla, che non ha documenti, che non ha terra, che non ha diritti se non quelli che si sono ripresi..mi ha molto colpita.
    Tifo per loro. Non sono anti-Israeliana, ne anti-semita, credo solo che debbano trovare PER FORZA il modo di convivere. Alla fine della fiera i Palestinesi erano la prima di loro. Da un popolo come quello ebraico mi aspetterei piu’ comprensione verso gli apolidi

  5. salutidavenezia Says:

    anch’io sono simpatizzante palestinese, avrei voluto mandarti qualche foto di crani fracassati di bambini palestinesi, con tanto di cervello fuori, oppure con una raffica di mitra al cuore, ma si trovano facilmente nel web…. con tutta la comprensione per Israele io mi domando come si possa tollerare tanto orrore, e come si possa insistere a difendersi in maniera così aggressiva da un nemico praticamente senza armi – ma perchè vai così spesso in Israele? hai provato a visitare paesi islamici? ti accorgerai, se già non l’hai fatto, di quanto siano accoglienti e amichevoli, e nonostante ne abbiano ben donde sono in genere piuttosto pacati a riguardo dei fatti del medio oriente… inoltre, nonostante le proibizioni, si trovano inaspettate, eccitanti occasioni di fraterna passione – Ciò nonostante, grazie dell’ottimo ed istruttivo reportage

  6. torrente Says:

    @ marylou … quando esce dalla T.I… troverò il modo.

    I.T.
    mio padre era molto impegnato per la palestina, soprattutto si era preso a cuore due orfanotrofi, e ha raccolto sempre fondi per loro. la cosa che mi colpiva era che riusciva a farlo quasi completamente da casa, (cerdiopatico messo male) con una rete infinita di contatti, piccole iniziative e la sua cordialità.
    … certo Marylou.. lo so bene che volere è potere.

  7. Luca Says:

    Anche io sono simpatizzante palestinese nel senso che dice Marylou, con la visione di due nazioni che possono, che devono condividere. Del resto tra Israeliani e Palestinesi i deboli sono i secondi.

    A volte però mi chiedo se noi “esterni” potremo mai avere una visione completa della cosa, se riusciamo ad afferrare tutte le complicazioni della situazione. E allora me ne sto zitto.

    P.S. per torrente, non so cosa a ti riferisca con la tua situazione familiare ma sembra delicata e non approfondisco, dico solo che è un peccato che qualcosa ti impedisca di andare a trovare un amico in difficoltà. Comunque un pensiero buono buono ho provato a mandarlo, speriamo aiuti ^^

  8. mary-lou Says:

    penso di averlo scritto ma lo rifaccio visto il tema del post.
    Quando nacque mia figlia mi proposero due pediatri. Uno con lunga fila di attesa e uno invece libero. Quello libero, dico io. Tanto la bimba so come gestirla da me.
    La porto ad un controllo e scopro che il medico “libero” è solo un medico che in un paese del Bergamasco difficilmente avrà pazienti. Il nome è arabo.
    Lui è bravissimo. In perfetta sintonia con me. Dall’allattamento ad oltranza al vestito di cotone leggero. Normale che si diventi amici. Lui è di Nazareth. Famiglia cristiana, matriarcale, lui è ateo. Erano molto ricchi. Erano.
    Lui è venuto a finire Medicina in Italia con la sorella. Passaporto israeliano. Pesante per lui.
    Una frase mi è rimasta in mente: quando vedi la mia terra credi in Dio. Quando vedi cosa ne hanno fatto diventi Ateo.
    Una battuta che gli costò una paziente: ad un bimbo di 6 anni stava facendo delle domande test (quelle per capire l’evoluzione della crescita) tipo mettiti le calze, allacciati le scarpe. La madre continuava a fare le cose per il figlio. Ad un certo punto A. esasperato urla: da noi a tre anni schivano le pallottole degli israeliani. Lo tagli, sto cazzo di cordone ombelicale!
    ecco questo mi ha segnato…da noi a 3 anni schivano le pallottole..israeliano o palestinese non conta. A 3 anni nessuno dovrebbe schivare pallottole.

  9. skagerrach61 Says:

    @Torrente
    Un pensiero e un bacio F.

  10. B.Rose Says:

    A 3 anni nessuno dovrebbe schivare pallottole.
    A 13 anni nessuno dovrebbe insegnarti a sparare pallottole.
    A 23 anni nessuno dovrebbe produrre pallottole.
    A 33 anni nessuno dovrebbe sparare pallottole.

    Perchè comunque alla fine ci separiamo? Pechè ci chiamiamo con definizioni della terra da cui proveniamo??? Percheè alla fine dei conti ci troviamo sempre a decidere se vivere una vita felice e ignorante ma non vogliamo capire che siamo noi che continuimo a sparare su quei bambini? Noi con tutto il nostro “benessere” noi che prendiamo un aereo per andare in “visita” nel paese disastrato noi che guardiamo il telegiornale e ci indigniamo per un nostro concittadino morto e non battiamo ciglio davanti ai (sottostimati) 11.000.000 UNDICIMILIONI di BAMBINI MORTI che ogni anno le guerre e le dirette conseguenze delle guerre causano. Ricordiamoci che 300 000 000 (sempre sottostimati) vivono in condizioni che nessuno e ripeto nessuno di noi riuscirebbe a tollerare per più di 20 min.
    Perchè non ci spogliamo delle maschere e iniziamo a vivere assieme? Perchè un barbone in centro Milano è un relitto della società e al contrario in un paese dove la guerra devasta la stessa persona diventa una persona da difendere?
    Perchè non ci accorgiamo che in fondo siamo sempre e solo noi umani e basta?
    Cosa vuole dire “simpatizzante”?

    PERCHE’ SE LE DIVISIONI UCCIDONO TUTTO E TUTTI NOI CONTINUIAMO A FARLE?????????

    Ciao River complimenti per il viaggio! Mi congratulo perchè tu ci vai e guardi in faccia i problemi e anche le contraddizioni complimenti.

  11. salutidavenezia Says:

    in questo caso “simpatizzante” credo sia il massimo che si possa dire a favore dei palestinesi senza rischiare che qualcuno ti accusi di antisemitismo – ma lo fanno lo stesso – onore ai palestinesi che si ostinano a sopravvivere

  12. B.Rose Says:

    Ci sei mai stato nella casa del “nemico”???
    La guerra da qualsiasi parte tu la vedi il nemico è sempre l’altro.
    Vergogna a chi crede che dividendo un popolo si faccia il bene di molti.

    Un grande pensiero và a R. anche se sconosciuto!

    Per Torrente…
    A volte la vita e le strade ci dividono ma mai e ripeto mai si dovrebbe chiudersi in un guscio per pararci la schiena da colpi improvvisi. A volte le mazzate servono a crescere più forti. A volte i destini si incontrano per un motivo che non si può comprendere se non si percorre la strada più giusta, non quella più ovvia. Se un Umano stà male si deve aiutare andando in contro anche alle cose che potrebbero destabilizzare tutta la nostra vita. Ricordati che un amico che se ne và non torna più indietro e se non gli fai capire quanto gli vuoi bene non lo saprà mai! Ciao

    Ciao River a presto

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