ciao river,
salto complimenti e mille altri convenevoli che avrei dovuto riservarti gia’ da mooolto tempo, basta dirti che ti leggo ogni giorno.
io vado a telaviv ad agosto, ma fatico ad organizzare, per cui sogno di chiaccherarne con te, se ti andra’, e farmi consigliare, dato che mi fido.
se cosi non fosse, sappi comunque che in altri modi e tempi mi piacerebbe conoscerti, dato che sono tuo fan, ti diffondo, la pina e’ schiava delle tue pubblicazione fotografiche…. ecc.
Ciao Diego, ti scrivo una mail (ho cancellato il tuo cell. dal commento, giusto per non diffonderlo nella blogosfera!). E grazie a te.
P.s. Stima ricambiata, anche per la mitica Pina :)
la cinica e dura Mary-lou invece non lo visiterà mai. Perchè a volte uno si crea delle armature a cui basta poco per crollare. Questo non è poco.
Oggi spulciavo i miei contatti mail e FB. Il 50% è gay (m/f), un 20 % disabile, altri sono immigrati (alcuni clandestini), alcuni rom.
Mi sono chiesta cosa ne sarebbe stato della mia lista di amici se fossimo nel 1943.
da 110 contatti sentiti, veri, a cui sono legata davvero, sarei forse a 10/12 persone. E di queste 12 persone dovrei escludere mio marito.
E’ importante divulgare, come dice Torrente, spiegare ai nostri figli, ma io la dentro non ce la faccio a mettere piede. Ogni scarpa ha una storia. Morirei di pianto, morirei di dolore.
Queste foto mi hanno suscitato le stesse sensazioni provate al museo dell’apartheid di Città del Capo: sconforto, rabbia, indignazione. Che strano eppure dovrebbero essere solo delle foto!
Grazie di averle condivise con noi.
io vorrei tanto poter visitare musei come questi. Purtroppo mi è capitato solo Dachau (si scrive così?).
Ma questa parte di storia mi ha sempre toccata particolarmente. Alle superiori feci anche la tesina su Auschwitz. Leggendo le storie delle persone dei supersititi, ti rendi conto che la crudeltà non ha limiti che supera di gran lunga la fantasia. Ho letto storie agghiaccianti e increbili. Ah.. vi vorrei consigliare un bellissimo libro che lessi per l’occasione che si chiama “ho sognato la cioccolata per anni” è la storia di una bimba. Non è scritto benissimo perchè l’autrice non è una scrittrice ma attraverso la sua biografia si legge un mondo terribile attraverso gli occhi di una bambina che, appunto, per anni ha sognato la cioccolata. Non una storia alla “vita è bella” attenzione! Anche perchè personalmente quel film l’ho trovato orribile di cattivo gusto che ha insultato tutti quelle povere persone che sono morte o sopravvisute facendo passare un campo di sterminio alla stregua di un parco giochi.
la bici, non è al centro di qualche foto famosa fuori dai campi di concentramento? però potrei sbagliarmi.
io personalmente trovo che “la vita è bella”, abbia molto senso come film, ma in un contesto di conoscenza degli eventi che vengono narrati, se si hanno visto altri film e documentari che spiegano cosa sia successo. assume significato per evitare di ricordare le vittime solo come numeri, astrazioni, ma come persone. sicuramente ci sono altre opere che riescono a fare questo processo senza entrare nell’ambito “commedia”, ma il fatto che anche la commedia e la comicità debbano di raccontare una storia tanto importante, mi sembra una cosa tutto sommato positiva.
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July 25th, 2009 at 3:23 am
ciao river,
salto complimenti e mille altri convenevoli che avrei dovuto riservarti gia’ da mooolto tempo, basta dirti che ti leggo ogni giorno.
io vado a telaviv ad agosto, ma fatico ad organizzare, per cui sogno di chiaccherarne con te, se ti andra’, e farmi consigliare, dato che mi fido.
se cosi non fosse, sappi comunque che in altri modi e tempi mi piacerebbe conoscerti, dato che sono tuo fan, ti diffondo, la pina e’ schiava delle tue pubblicazione fotografiche…. ecc.
un abbraccio e tanta stima:-)
diego
July 25th, 2009 at 8:10 am
Ciao Diego, ti scrivo una mail (ho cancellato il tuo cell. dal commento, giusto per non diffonderlo nella blogosfera!). E grazie a te.
P.s. Stima ricambiata, anche per la mitica Pina :)
July 25th, 2009 at 9:48 am
queste foto le ho salvate (posso riv?) le tengo da parte per parlarne alle mie figlie.
July 25th, 2009 at 11:28 am
queste foto mi hanno fatto venire voglia di visitare questo museo.
July 25th, 2009 at 1:29 pm
la cinica e dura Mary-lou invece non lo visiterà mai. Perchè a volte uno si crea delle armature a cui basta poco per crollare. Questo non è poco.
Oggi spulciavo i miei contatti mail e FB. Il 50% è gay (m/f), un 20 % disabile, altri sono immigrati (alcuni clandestini), alcuni rom.
Mi sono chiesta cosa ne sarebbe stato della mia lista di amici se fossimo nel 1943.
da 110 contatti sentiti, veri, a cui sono legata davvero, sarei forse a 10/12 persone. E di queste 12 persone dovrei escludere mio marito.
E’ importante divulgare, come dice Torrente, spiegare ai nostri figli, ma io la dentro non ce la faccio a mettere piede. Ogni scarpa ha una storia. Morirei di pianto, morirei di dolore.
July 25th, 2009 at 2:02 pm
Queste foto mi hanno suscitato le stesse sensazioni provate al museo dell’apartheid di Città del Capo: sconforto, rabbia, indignazione. Che strano eppure dovrebbero essere solo delle foto!
Grazie di averle condivise con noi.
July 25th, 2009 at 3:27 pm
io quoto marylou non riuscirei ad andarci..una volta fecero una mostra nella mia città sui disegni dei bambini di Auschwitz..sono stato malissimo!
July 25th, 2009 at 4:08 pm
Non so se riuscirei a fare foto in quel museo…
July 25th, 2009 at 4:14 pm
Son dolori che è giusto affrontare, credo sia quasi un nostro dovere.
Così è stata per me la visita ad Auschwitz/Dachau.
July 27th, 2009 at 2:01 am
io vorrei tanto poter visitare musei come questi. Purtroppo mi è capitato solo Dachau (si scrive così?).
Ma questa parte di storia mi ha sempre toccata particolarmente. Alle superiori feci anche la tesina su Auschwitz. Leggendo le storie delle persone dei supersititi, ti rendi conto che la crudeltà non ha limiti che supera di gran lunga la fantasia. Ho letto storie agghiaccianti e increbili. Ah.. vi vorrei consigliare un bellissimo libro che lessi per l’occasione che si chiama “ho sognato la cioccolata per anni” è la storia di una bimba. Non è scritto benissimo perchè l’autrice non è una scrittrice ma attraverso la sua biografia si legge un mondo terribile attraverso gli occhi di una bambina che, appunto, per anni ha sognato la cioccolata. Non una storia alla “vita è bella” attenzione! Anche perchè personalmente quel film l’ho trovato orribile di cattivo gusto che ha insultato tutti quelle povere persone che sono morte o sopravvisute facendo passare un campo di sterminio alla stregua di un parco giochi.
July 27th, 2009 at 8:56 am
Grazie di queste foto. Cosa rappresenta la bici?
July 27th, 2009 at 11:56 am
la bici, non è al centro di qualche foto famosa fuori dai campi di concentramento? però potrei sbagliarmi.
io personalmente trovo che “la vita è bella”, abbia molto senso come film, ma in un contesto di conoscenza degli eventi che vengono narrati, se si hanno visto altri film e documentari che spiegano cosa sia successo. assume significato per evitare di ricordare le vittime solo come numeri, astrazioni, ma come persone. sicuramente ci sono altre opere che riescono a fare questo processo senza entrare nell’ambito “commedia”, ma il fatto che anche la commedia e la comicità debbano di raccontare una storia tanto importante, mi sembra una cosa tutto sommato positiva.