Interviste/Aurelio Mancuso lascia Arcigay: "E' ora di cambiare". by you.

E’ il presidente dell’Arcigay nazionale dal maggio del 2007, ma adesso ha annunciato che non si candiderà per un secondo mandato. Aurelio Mancuso ha deciso: lascia l’associazione, e rifiuta qualsiasi eventuale carica onorifica. La comunicazione è arrivata ieri, durante il consiglio nazionale, a Bologna. Ma, rendendo nota questa sua decisione, Mancuso ha anche voluto muovere alcune critiche, verso Arcigay stesso, rilanciando la necessità di voltare pagina. Ho cercato di capire meglio come Arcigay, ma anche il movimento Glbt, possano cambiare. 

Parlando dal palco di Bologna, hai esortato l’Arcigay a “stare con la gente comune”,  perché l’associazione è “fatta di gente comune”. Vuoi dire che fino ad oggi questo non è successo?
Arcigay più di altre associazioni è sempre stata attenta ad avere un rapporto vero con i gay italiani. La nostra rete territoriale è la dimostrazione che c’è un’attenzione rispetto alla quotidianità delle persone. Da qualche tempo però la nostra discussione si è troppo concentrata su aspetti di organizzazione interna, mentre fuori di noi la comunità sta cambiando.

Sei stato tra quanti hanno avuto parole di elogio verso i micro-pride, il fenomeno che ha visto i gay auto-organizzarsi, e scendere in strada, al di là delle associazione. Questa auto-organizzazione, per te, deriva anche da una ridotta capacità delle associazioni di “conquistare consensi” e coagulare il movimento Glbt?
Il fenomeno delle manifestazioni auto convocate da una parte segnalano un positivo risveglio da parte di tanti gay e tante lesbiche che vogliono reagire al clima di paura cui ci vorrebbero consegnare. Dall’altra è indubbio che vi sia una critica nei confronti delle associazioni, soprattutto in alcune realtà, rispetto ad un’eccessiva litigiosità che impedisce un vero rinnovamento e capacità di unione.

Pensi sia mai possibile superare le divisioni tra le varie associazioni GLBT italiane?
Penso che molte associazioni lgbt debbano cambiare profondamente se no l’unità non arriverà mai. Però può anche accadere, che a prescindere dalle volontà delle singole associazioni, si avvii un percorso di unità sostanziale della comunità lgbt, questo potrebbe portare anche ad un periodo di grande trasformazione.  Quindi, soprattutto per quanto riguarda Arcigay, o si ha coscienza che è forte la richiesta di cambiamento oppure si rischia di esser travolti.

Parlando a Bologna, hai detto che il prossimo congresso  Arcigay dovrà essere di “cambiamento e rinnovamento. Ci vuole un periodo di transizione verso una ‘cosa nuova’”. Ti riferisci ad una sorta di “unione” tra tutte le associazioni?
Credo che Arcigay debba proseguire nel percorso tracciato quasi tre anni fa dal Congresso di Milano che poggiava su due pilastri: distanza e distinzione dai partiti, ascolto e coinvolgimento dei tanti gay che magari sono pure iscritti all’associazione, ma che non partecipano. Un nuova Arcigay o parte da quì o non va da nessuna parte. Poi c’è il tema della federazione nazionale lgbt e su questo intendo lavorare personalmente anche in futuro.

Hai dei rimpianti, guardando a questo periodo da presidente?
La mia è stata una presidenza particolare, una sorta di proseguimento dei cinque anni da segretario dove ho portato a termine la riforma organizzativa di Arcigay. Posso aver commesso molti errori, in una situazione oggettivamente complicatissima, forse la peggiore dalla nascita del movimento lgbt. Non ho mai rimpianti, guardo avanti e cerco di trarre lezione dalle difficoltà incontrate. La cosa di cui sono più orgoglioso è di aver scientemente provocato strappi e conflitti atti proprio a svegliare un soggetto sociale indispensabile per tutto il movimento, ma che si era adagiato in un sereno e mortifero tran tran.

A volte, ci sono stati conflitti interni alla vostra associazione, anche con quelle locali. Bisogna cambiare il modello organizzativo, o è un problema di persone?
A parte qualche aggiustamento credo che lo strumento organizzativo Arcigay vada bene, quello che manca è il coraggio di comprendere che il passato è alle spalle, che bisogna intraprendere una strada incerta perché quella sicura è ormai inesistente. C’è poi la necessità di intraprendere una vera azione di formazione dei quadri dirigenti di Arcigay, che sono pochi e a volte ancora troppo impegnati in altri ambiti.

Perché ritieni che nelle grandi città, come Roma e Milano, l’Arcigay “sia in difficoltà” e debba assolutamente cambiare?
Perché queste due città sono strategiche per chi intende impegnarsi nel movimento lgbt. Aggiungo Bologna a questa lista. In queste tre città Arcigay ha profonde radici, per quanto riguarda Bologna e Milano Arcigay ha una storia gloriosa, una presenza importante da decenni, ma non ci può crogiolare. Bisogna sentire forte la responsabilità del ruolo che si riveste, smetttere i panni del reginismo e dell’autosufficienza e concorrere ad un nuovo progetto associativo nazionale.

Veniamo ad un tema caldo, di questi giorni: l’omofobia. Pensi che in Italia ci sia un’emergenza?
No. In Italia c’è una questione non risolta: la cittadinanza omosessuale. Parlare di emergenza omofobia significa partire dalla coda. L’omofobia violenta oggi è un fenomeno sociale riconosciuto anche perché i gay e le lesbiche finalmente denunciano, ma è sull’omofobia politica e sociale che dobbiamo concentrare l’attenzione e le azioni. Finché non otterremo pari diritti e pari dignità l’omofobia sarà di fatto lo status quo in cui viviamo.

9 Responses to “Interviste/Aurelio Mancuso lascia Arcigay: “E’ ora di cambiare”.”

  1. lwsx Says:

    Mancuso avresti fatto più bella figura dicendo che ‘Da qualche tempo però la nostra discussione si è troppo concentrata su come risanare il bilancio di un’associazione che fa acqua da tutte le parti dimenticando il motivo percui è stata creata’.

  2. M. Nisse Says:

    Beh, caro lwsx, io sono uno dei tanti membri del consiglio nazionale di Arcigay, e ti posso dire che il bilancio dell’associazione non è certo in rosso.
    Poi, che questa amministrazione di Aurelio abbia spesso e volentieri sbagliato è opinione condivisibile.
    Cerchiamo però di scindere le critiche sensate e corrette da degli attacchi esclusivamente demolitori e non reali.

  3. lwsx Says:

    @M.Nisse Rosso o verde che sia l’Arcigay è comunque troppo presa dai propri interessi per accorgersi che oramai non è più in grado di rappresentare la comunità glbt.

  4. Davide G. Says:

    Sono stato anch’io un attivista arcigay, quando ero ancora convinto di poter cambiare il mondo. Ricordo quelle noiosissime riunioni inconcludenti. Ma perchè i dirigenti dell’arcigay sono tutti brutti? Grillini, persona tanto per bene e competente ma ingaurdabile, pure questo Mancuso non scherza, l’ho visto di recente al gay village così trasandato, sembrava un barbone.

  5. river Says:

    Davide, te prego… Vogliamo tanti Casini e Berlusconi, curati e profumatini? Essù.

  6. cowboy Says:

    Oppure come Capezzone . Lui si veste meglio di sicuro.

  7. M. Nisse Says:

    @ lwsx
    Beh, non rappresenterà tutti i gay d’Italia ( e meno male, perché il monopolio è svilente) ma resta un’associazione che fa un sacco di cose in territori dove spesso nessun altro arriva. Non ho mai visto nessun comitato provinciale fare interessi diversi da quelli dei suoi soci, dunque non vedo proprio il motivo per considerare l’arcigay non rappresentativa.
    Diciamocelo bene: è una sigla pesante da portare, perché ha fatto errori anche gravi e questi comportano delle grosse difficoltà. Ma non mettiamoci anche qui a fare quelli che dicono “Arcigay fa schifo” et similia senza neanche conoscerla o farne parte, e poi alla prima aggressione omofoba vi si rivolgono in cerca d’aiuto.

    @ Davide
    Ma è l’aspetto che conta in queste cose? Perché se lo pensi seriamente davvero ci meritiamo la situazione pessima che esiste in italia!
    P.s. Comunque io Sergio Lo Giudice (altro ex-presidente) l’ho sempre trovato un gran figo :P

  8. bobito Says:

    @ Davide
    Hai centrato in pieno un problema tutto italiano (perché, mi auguro, non eri serio): molti italiani apprezzano l’immagine piuttosto che il contenuto e accettano che chi è al potere faccia altrettanto. E poi ci ritroviamo la Carfagna come ministro delle pari opportunità.
    Povera Italia.

  9. rocambolesque Says:

    bobito, mi hai tolto le parole di bocca.

Leave a Reply