La fenomenologia dello/a stagista.
August 28th, 2007
Stagista-chic: Scambia l’ufficio per una passerella dove sfilare con l’ultima gonna di Cavalli o la borsa di Gucci regalatele dal fidanzato, che poi la viene a prendere con la Bmw Z3. E’ firmata dalla testa ai piedi. Il suo inserimento è difficile, soprattutto quando il look delle assunte è made in Coin.
Stagista-arrivista: Se tu gli chiedi di lavorare 8 ore al giorno, te ne lavora almeno 10. Si offre di venire a coprire qualche collega malato, e di tappare i buchi aperti da qualsiasi altro dipendente. Ovviamente non è là per continuare a lavorare gratis a vita: idealmente, terminato lo stage, si aspetta un inserimento immediato, e neanche ad un livello salariale base. La domanda fatidica è sempre la stessa: “Ci sono prospettive?”.
Stagista-nun-me-va: Qualcuno deve avergli detto che uno stage arricchisce il curriculum. Ma a lui proprio non va, e così lo trovi nella saletta fumatori una decina di volte al giorno, al bar a prendere un caffè, a chiacchierare col collega davanti alla porta del bagno. Non è malvagio, ma non c’ha proprio voglia di fare niente.
Stagista-di-coccio: C’è chi è portato per fare il giornalista. Chi per fare il medico. Chi nessuno dei due. Ecco: questo tipo di stagista ha sbagliato posto. Non riesce a scrivere due righe due senza essere ridondante o senza infarcirle di errori concettuali.
Stagista-asociale: La dimensione sociale, al lavoro, conta. Perché quelle otto ore bisogna pur farle passare in maniera meno pesante possibile. Ma lui/lei ha la testa fissa sul pc, o sul cellulare, o sull’ultimo numero di Panorama. E, quando si ride tutti insieme, il suo viso non tradisce emozione alcuna.
Stagista-di-professione: Non è al suo primo stage, e anzi il dramma è che ne ha sostenuti diversi, tutti con esito negativo: niente assunzione o contratto. E’ tra lo sconsolato e il rassegnato, ma nonostante tutto continua ad insistere.
Stagista-anarchico: Non tollera l’autorità, di nessun tipo. Certo, alla fine si “piega”, ma te lo fa comunque pesare.
Stagista-super-cool: E’ laureato col massimo dei voti, ha pure fatto un master, è giovanissimo, presenta alcuni tratti dello stagista-arrivista. E’ molto preparato, ma pretende di esserlo anche su temi che ha iniziato a masticare da poco. E vuole sempre l’ultima parola.
Stagista-sindacalista: Otto ore sono troppe, “io rispetto quelle indicate dal sindacato”, “non faccio fotocopie perché non mi compete”, “qui non si rispetta la dignità del lavoratore”, ecc.
Stagista-schiavo: Non dice mai di no. Ma proprio mai. Ti va a prendere un caffè al bar o un giornale all’edicola, e, anzi, non sopporta starsene senza fare niente. Quando sta con le mani in mano, si propone lui stesso di fare questa o quella cosa.
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